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Scendon lacrime pian piano... . Medjugorje, 28.08.05

Poesia 6

In meriggio estivo e afoso 1
salire in cima alla collina
del misterioso Križevac famoso.

Ripetiamo la solita dottrina
che la croce in alto sistemata
vorremmo percepirla più vicina
come da tutti noi forse sognata 
pertanto  la vogliamo visitare
e per ciò l'abbiamo ripensata.

Giorno e notte vediamo scalare
e come le formiche ci muoviamo
in un infinito lento andare
nello stupendo che qui rivediamo
in siffatto povero e lontano
dove ancora senso non capiamo.

Nell'irta salita vedo strano
come se agli altri non importa
di quel loro pregare piano, piano
e che salendo danni non riporta
ma nel sentiero che si sta vertendo
schiena e gambe mi gridano storta. 

Per i dolori ne sto risentendo
e spesso cerco quindi di sedermi
nel giorno che le ore va scandendo
giungo ad arnesi degli infermi
che fanno da sprone ai pellegrini
ma i dolori non restano fermi!

Carrozzina stimola i confini
ignorata qui a metà salita
mutati forse sono suoi domini 
alla persona che sarà guarita;
fantastico regalo da mostrare
per chi vuole mettersi in partita. 

Chissà chi c’è dietro il gran parlare
che si sente dire da tanti anni
chissà se la Regina qui compare
e dal vento sfumeranno inganni
ma dal salire, sempre più gemendo
per dolori ed acuiti affanni. 

Quando in irto punto sto giungendo 
subito Andrea mi ha domandato
di salirmi in spalle procedendo
e quel tratto prima ho ben guardato
e di no non posso dirgli adesso
che lo vedo stanco e ben sudato.

Sarà pure stanco, ma io son lesso
e mi vedranno vivo, ma son morto
quaranta chili, pesa, vi confesso
e come sulle spalle, sono storto
e non so cosa andrà capitando
che dai primi passi segno è scorto. 

Ascolta ben ciò che sto dichiarando 
sulle spalle il peso più non sento
e credimi, che qui non sto barando
sono con le ali, e da portento
più non sbando, ed a tutti sorpasso
mentre vado lesto; e non invento. 

Non ho più dolori, ma è sconquasso
per la mutazione dell’istante
strano, e ben lontano dallo spasso
che non sogno, e lo dico sognante
ma mi è più difficile pensare 
come ora si muove quel viandante. 

Nella croce termina l’andare
ed ancora cotto d’emozione
gli voglio a Giovanna raccontare
non mi fa però esporre ragione
per aver seguito quell'incanto 
che silenzio subito c’impone. 

Osservo fisso la Croce del Santo
in pensieri che volano lontano
occhi inumidiscono dal pianto
del pianto che non sento più profano
mentre da solo rientro verso casa

lacrime scendono pian piano .                      75